Tuesday, April 17, 2007

Virginia Tech Slaughter

Ieri non ho sentito telegiornali, mi sono svegliato stamattina con il GR1 che dava la notizia: 32 morti provocati da un ragazzo armato che ha perso la testa in Università. Ancora adesso, leggendo i particolari sui siti di informazione mi vengono i brividi... quanto poco basta per ammazzare così tanta gente, e non in Africa o in Medioriente, ma nei civilissimi Stati Uniti d'America. Le immagini sono agghiaccianti, sembrano uno dei tanti film dell'assalto alla High School con il prato tagliato all'inglese, in cui un gruppo di ragazzi-eroi riesce a fermare i cattivi.


Le lobby delle armi impediscono l'approvazione di leggi che ne limitino la circolazione. Non può non venire in mente quello che diceva Michael Moore in Bowling for Columbine; quella strage succedeva il 20 aprile del '99 (15 morti, compresi i due ragazzi responsabili della strage).

A seguito del massacro, l'FBI indagò sui due giovani - pare che giocassero a sparatutto e che avessero scritto sui loro siti web le loro intenzioni (i documenti delle indagini sono liberamente scaricabili qui).


Probabilmente tra qualche giorno (se non già al TG della sera) sapremo tutto di Cho Seung-hui e del motivo del suo gesto. Forse diranno che è un pazzo o un disturbato, cosa che farà sentire gli Americani più sicuri, almeno per un po'.

3 comments:

l'ale said...

io sparerei alle gambe a tutti quelli che permettono la vendita libera di armi negli USA..

Giovanna Maria said...

riferendomi a l'ale:
capisco la provocazione, ma non credo che il fine giustifichi i mezzi! Non vorrei sembrare troppo semplicistica, ma sono profondamente convinta che urge disarmare i cuori e le menti. Non esiste alcuna motivazione che giustifichi questo gesto e neanche quello accaduto proprio oggi in Sicilia dove sono bastate le pietre!!!

Anonymous said...

Hai detto bene. È agghiacciante.
Mi hanno lasciato basito le foto pubblicate in copertina su CITY e LEGGO (che leggi anche tu, da quel che so): cadaveri di ragazzi.
È una cosa priva di rispetto.